Mangereste in un ristorante in cui il cibo è stato cucinato da una decina di chef positivi all’HIV? Il 50% dei canadesi non ci pensa nemmeno. Colpa dei troppi pregiudizi e dell’ignoranza su un tema così delicato.
E così, Casey House, l’unica clinica del Paese interamente dedicata alla cura di pazienti con HIV o Aids, ha deciso di combattere lo stigma aprendo un ristorante in cui lo staff ai fornelli è positivo al virus dell’HIV. Il locale, unico al mondo nel suo genere, si chiama “June’s HIV+ Eatery”, ha aperto solo per due giorni (mercoledì 7 e giovedì 8 novembre) e le prenotazioni sono state subito sold out.
“Non sono un cuoco con l’HIV. Sono un cuoco”
La squadra – racconta il Guardian – è composta da 14 persone che fino a poco tempo fa non avevano mai messo piede nella cucina di un ristorante e che ora sfriggono, sfilettano e spadellano come professionisti per una schiera di 100 clienti. A prepararli sul campo, lo chef del ristorante di Toronto “Fidel Gastro’s”, Matt Basile, che ha insegnato loro a cucinare piatti come la zuppa di porro e patate thailandesi o le pappardelle al salmerino alpino.
L’idea di un ristorante ‘sieropositivo’ è nata dopo che da un recente sondaggio era emerso che solo un canadese su due dividerebbe il proprio cibo con un sieropositivo. Ne tantomeno mangerebbe qualcosa cucinato da lui. E pensare che ogni giorno 7 persone in Canada ricevono la diagnosi di positività al virus, un numero poco inferiore rispetto a quello degli anni ’80.
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