C’è chi ha attacchi di emicrania quasi tutti i giorni, ogni mese. E chi soffre di cefalea a grappolo cronica, il mal di testa del suicidio: non dà tregua, ogni giorno il dolore si ripresenta, implacabile.

Alcuni pazienti non trovano sollievo nei farmaci standard ma per loro all’orizzonte c’è una speranza: gli anticorpi monoclonali contro CGRP, un peptide coinvolto nei meccanismi di comparsa del mal di testa, stanno dando ottimi risultati nelle sperimentazioni cliniche e il loro arrivo è sempre più vicino. Lo spiegano gli esperti in occasione del congresso della Società Italiana di Neurologia (SIN), riferendo i risultati delle sperimentazioni in corso nel nostro Paese.

CGRP è il Calcitonin Gene Related Peptide, un piccolo peptide che oltre a essere vasodilatatore è coinvolto nella trasmissione dei segnali dolorosi durante gli attacchi di emicrania. «I livelli di CGRP aumentano in concomitanza delle crisi e tornano alla normalità quando l’attacco si risolve – spiega Gioacchino Tedeschi, direttore del Centro Cefalee della I Clinica Neurologica dell’Università Vanvitelli di Napoli e coordinatore degli studi in corso su 3 dei 4 anticorpi monoclonali in sperimentazione –. Gli studi di fase I e II hanno dimostrato che anticorpi monoclonali diretti contro il peptide o contro i suoi recettori presenti sul sistema trigeminale bloccano questa via del dolore, impedendo a CGRP di innescare la crisi. Uno di questi anticorpi riduce in media del 70 % la frequenza e l’intensità degli attacchi di emicrania cronica con una sola iniezione sottocute ogni mese».

Si tratta di Erenumab, il più vicino ad arrivare in clinica: il dossier per l’autorizzazione al commercio è già stato presentato presso la European Medicines Agency. Gli altri 2 anticorpi monoclonali in sperimentazione a Napoli sono Eptinezumab, che si somministra per via endovenosa ogni 3 mesi, e Fremanezumab, da assumere ogni mese per via endovenosa o sottocute; a questi si aggiunge Galcanezumab, da dare una volta al mese per via sottocutanea, anch’esso allo studio.

«L’importante sarà scegliere i pazienti giusti a cui prescrivere questi farmaci, quando saranno disponibili in clinica – sottolinea Tedeschi –. Non solo perché saranno inevitabilmente più costosi di quelli attuali, ma anche perché sarà opportuno darli ai casi più seri. Gli studi hanno dimostrato che questi farmaci possono essere utili contro l’emicrania cronica, ovvero quella in cui si hanno oltre 14 attacchi al mese da almeno tre mesi, e per l’emicrania episodica in cui le crisi sono di meno ma il paziente non risponde ai trattamenti standard; nelle sperimentazioni sono stati impiegati nella cefalea a grappolo cronica e in quella episodica resistente ai farmaci, anche in questo caso con buoni risultati. Si tratta di persone che non trovano sollievo con le altre cure, per le quali una riduzione del numero di giorni con mal di testa significa tornare ad avere una qualità della vita accettabile. Nella nostra casistica ci sono perfino pazienti che hanno di fatto risolto il mal di testa liberandosi dalle crisi. A oggi però non è possibile sapere se gli anticorpi monoclonali diventeranno una terapia di prima linea o di fase avanzata, per le cefalee refrattarie ai più comuni trattamenti; in ogni caso rappresentano per i pazienti e per i medici una speranza nella lotta spesso difficile contro il mal di testa».

http://www.corriere.it/salute/neuroscienze/17_ottobre_14/anticorpi-monoclonali-anti-mal-testa-attacchi-calano-70percento-aa260542-b0cb-11e7-89fb-3048b9080d54.shtml