L’influenza colpisce ogni anno circa 4 milioni di persone, per arrivare a 8 milioni negli anni di picco, generando un impatto molto rilevante per il sistema sanitario. Ma solo un anziano su due è coperto dalla profilassi vaccinale antinfluenzale con il rischio di avere complicazioni che portano alla ospedalizzazione e, nei casi più gravi, al decesso.
E’ quanto emerso nel corso di una conferenza stampa organizzata da The European House-Ambrosetti, con il supporto incondizionato di Sanofi Pasteur, all’Università Cattolica durante la seconda giornata del Congresso Nazionale della SiHTA.
Oltre ad avere un forte impatto sullo stato di salute della popolazione e in particolare sui soggetti più deboli, l’influenza ha anche un forte impatto economico e sociale secondo il dossier. «Ogni italiano che contrae il virus dell’influenza – spiega il rapporto Ambrosetti – nel caso in cui venga trattato in ambulatorio comporta per il Ssn un costo che varia dai 20 ai 240 euro. In aggiunta nel caso di ospedalizzazione, il costo aumenta sensibilmente e varie dai 3mila ai 6mila euro». Con la vaccinazione antinfluenza, secondo uno studio statunitense, «è possibile contenere i costi diretti del 20,4% e quelli indiretti del 26,2%».
E ancora. Secondo Americo Cicchetti, professore di Organizzazione sanitaria all’Università Cattolica e Direttore di Altems «nell’ipotesi di avere 2,1 milioni di influenzati si stimano 8,12 milioni di giornate di lavoro perse con un impatto sul sistema economico complessivo pari a 800 milioni di euro».
Secondo Daniela Bianco, partner head dell’Health Care del Gruppo The European House-Ambrosetti, quindi, «sempre più la salute deve essere considerata e valutata oltre i confini della sanità». E in particolare va riconosciuto il ruolo della prevenzione vaccinale «e le ricadute sul sistema economico e sociale». Per questo un board di esperti ha messo a punto e 10 linee di azione concrete che spaziano «dalla promozione e implementazione dell’accesso alla vaccinazione antinfluenzale e l’appropriatezza nell’utilizzo delle terapie disponibili a un modello organizzativo efficiente e integrato fino al rafforzamento delle attività di comunicazione e informazione verso i cittadini e gli operatori sanitari».
«Molti studi – afferma Francesco Vitale, professore ordinario di Igiene e presidente Scuola di medicina dell’Università di Palermo – dimostrano il valore della profilassi vaccinale in generale ed in particolare nel caso dell’influenza non solo per gli anziani, con età superiore a 65 anni ma anche nei pazienti cosiddetti fragili, cioè i cronici (adulti e bambini), gli immunodepressi, le donne in gravidanza e nelle cosiddette categorie a rischio, a partire dagli operatori sanitari. Eppure i dati ci dicono che non vacciniamo soprattutto le categorie dei più fragili. La corretta informazione e il dialogo tra specialisti e medicina del territorio sicuramente è uno dei fattori prioritari su cui agire».
Il ruolo del medico di medicina generale (Mmg), dunque, diventa indispensabile per un nuovo modello di organizzazione integrata del sistema di prevenzione vaccinale. «Il rapporto di fiducia, la prossimità tra il Mmg e il paziente e la conoscenza dei bisogni assistenziali dell’assistito rendono il medico di medicina generale un canale di accesso efficace e rapido alla profilassi vaccinale – aggiunge Tommasa Maio, Responsabile Nazionale Area Vaccini, Fimmg – la piattaforma NetMedicaItalia realizzata da Fimmg raccoglie i dati delle cartelle cliniche dei pazienti in carico e ci permette di monitorare le stagioni influenzali in corso. Occorre inoltre superare il tema dell’età dei 65 anni e ampliare l’offerta anche alla popolazione attiva per fare prevenzione sullo sviluppo delle complicanze delle cronicità».
«Questo studio – ha concluso Mario Merlo, general manager di Sanofi Pasteur Italia e Malta – approfondisce ulteriormente il potenziale impatto dell’influenza dal punto di vista fiscale, economico e sociale sul nostro sistema sanitario. I dati emersi dimostrano un nuovo profilo del valore della vaccinazione antinfluenzale, funzionale non solo dal punto di vista epidemiologico e di prevenzione per i soggetti a rischio, ma anche ai conti pubblici e alla sostenibilità del sistema stesso».
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