4 milioni di italiani soffrono di artrosi, il più frequente e invalidante tra i disturbi muscolo-scheletrici: una patologia degenerativa cronica caratterizzata dal deterioramento della cartilagine delle articolazioni. Colpa dell’invecchiamento della popolazione e del sovrappeso.
Ora però uno studio pubblicato sui Proceedings of the National Academy of Sciences dai ricercatori di alcuni istituti statunitensi coordinati da Daniel Lieberman, professore di paleoantropologia all’università di Harvard, suggerisce che l’artrosi potrebbe non essere conseguenza dell’invecchiamento o dell’obesità. O almeno, non solo. E che in ballo c’è l’ambiente in cui viviamo.
Lo studio. Il confronto tra epoche ha evidenziato che, a parità di età e di indice di massa corporea, la fascia di popolazione che oggi soffre di artrosi è molto più ampia sia rispetto all’inizio del ‘900 sia durante la preistoria. Forti dell’integrazione con altri parametri quali sesso, mestiere ed etnia degli individui studiati, i ricercatori hanno infatti osservato che le persone nate dopo la seconda guerra mondiale hanno il doppio delle probabilità di soffrire di artrosi al ginocchio rispetto al passato. “È un risultato inatteso perché longevità e indice di massa corporea sono gli elementi più correlati all’insorgere dell’artrosi. Non si tratta di uno studio clinico, sia chiaro, però è uno stimolo ad allargare la ricerca delle cause”, riflette Lorenzo Dagna, primario di immunologia, reumatologia, allergologia e malattie rare dell’ospedale San Raffaele di Milano. Ma gli autori del nuovo studio aggiungono all’età e al peso, gli stili di vita moderni e gli ambienti, di vita e di lavoro in cui oggi viviamo. Suggerendo la possibilità che l’aumento della frequenza della malattia sia la risposta a un adattamento imperfetto o inadeguato del nostro fisico agli ambienti moderni.
“L’artrosi non è solamente una questione di età – conviene Florenzo Iannone, professore di reumatologia all’università di Bari – ma al pari delle malattie cardiovascolari, è determinata da alcuni fattori di rischio. Tuttavia, non solleva lo stesso clamore di un infarto, perciò la prevenzione è spesso trascurata”. Nell’artrosi di anca e ginocchio l’aumento di peso rimane una delle cause più comuni, specie se avviene in maniera repentina. “Tuttavia, non c’entra solo lo stress meccanico – prosegue Iannone – anche l’abbondanza di grasso viscerale aumenta il rischio di artrosi: l’adipe produce sostanze proinfiammatorie, come la leptina, che possono innescare processi di degradazione della cartilagine”.
E la genetica? Ma è proprio il caso di dirlo: anche la genetica ha il suo peso. “Nonostante non siano stati finora identificati i geni responsabili, è innegabile che esista una familiarità nella predisposizione alla malattia, soprattutto da madre a figlia”, spiega Dagna, ricordando come la prevalenza dell’artrosi sia maggiore tra le donne. La prevenzione si realizza correggendo le abitudini alimentari e, quando possibile, evitando alcune attività. “Alcune professioni comportano un notevole stress articolare, non solo quelle comunemente definite usuranti. Per esempio, l’utilizzo quotidiano e continuativo della tastiera può favorire l’insorgere dellartrosi della mano”, prosegue Dagna. Insomma, le cause dell’artrosi rimangono non del tutto comprese, ma qualcosa si muove. Settant’anni di progresso e benessere possono avere cambiato il nostro stile di vita ma non la curiosità e il bisogno di risposte dell’essere umano: in fondo, non siamo così diversi dalle popolazioni di cacciatori e raccoglitori che abitavano il Nuovo Messico seimila anni fa.
http://www.repubblica.it/salute/ricerca/2017/10/05/news/artrosi_malattia_dei_tempi_moderni-177229317/