Con l’arrivo dell’inverno e l’accensione degli impianti di riscaldamento, l’inquinamento nell’aria tornerà a salire e in Pianura Padana, l’area più inquinata d’Europa, si stabiliranno domeniche a piedi e blocchi del traffico.  Si riaccenderanno i riflettori sul problema della qualità dell’aria che respiriamo.

Di recente, la tecnologia ha iniziato a fornire dispositivi portatili che ci danno la possibilità di poter registrare ovunque si vada i livelli degli inquinanti. Questo, secondo gli esperti, aumenterebbe la consapevolezza dei cittadini sullo stato dell’aria della propria città e metterebbe a disposizione in tempo reale una grande quantità di dati, relativi a luoghi diversi da quelli dove sono posizionate le centraline di monitoraggio.

«Monitorare significa prevenire. Inoltre, aiuta a diffondere le informazioni e responsabilizza i cittadini» spiega il dottor Roberto Boffi, pneumologo della Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori (INT) di Milano. Sono sempre più numerosi i dispositivi tascabili fai da te che garantiscono di rilevare la quantità e qualità delle particelle in sospensione nell’aria, black carbon incluso, ma anche ozono, carbonio e gli ossidi di azoto.

Al congresso della «European Respiratory Society» tenutosi a Milano, è stato presentato un piccolo studio pilota, «parte di un sondaggio condotto con bambini con asma in cura presso il Royal London Hospital e volto ad indagare il ruolo dell’inquinamento sui piccoli pazienti» ci spiega Michele Padovan del Centre for Genomics and Child Health della Queen Mary University of London. Il ricercatore britannico ha così potuto confrontare le misurazioni (di CO e di black carbon) degli strumenti di monitoraggio convenzionale con quelli fai da te. Con risultati non ancora soddisfacenti.

Il mercato si sta orientando verso tre livelli di analizzatori di inquinamento ambientale: quelli seri ma a costi elevati (oltre i 2.000 euro) che funzionano, quelli a basso costo (200-500 euro) da testare ma un 50% non è affidabile, e quelli a bassissimo costo (30-100 euro). I dispositivi andrebbero testati da parte di un organismo indipendente. Il loro problema principale è l’affidabilità delle misurazioni eseguite dal sensore che, tramite un’app, comunica i dati ottenuti. «Eseguita la calibrazione degli strumenti, vanno comunque garantite la precisione e la stabilità nel tempo» spiega Ario Rupercht del team dell’INT, attualmente impegnato a testare quattro modelli di sensori.

L’INT è parte, insieme ad altri due istituti di ricerca italiani, del progetto TackSHS, finanziato dall’Europa nell’ambito di Horizion2020 e che intende chiarire l’impatto che il fumo passivo e le emissioni delle sigarette elettroniche hanno sulla salute respiratoria della popolazione europea. Gli strumenti sono sempre più sofisticate e numerosi i progetti che coinvolgono istituzioni e associazioni. I cittadini hanno il diritto di chiedere e di ottenere informazioni relative all’aria che respirano e provvedimenti che tengano in considerazione la salute.

http://www.lastampa.it/2017/10/03/scienza/benessere/dovete-sapere/che-aria-respiriamo-la-scienza-va-verso-dispositivi-portatili-per-testare-linquinamento-jQaiqaSS8QNw5rBmTH3XwJ/pagina.html