Il futuro della sanità italiana e la sostenibilità e revisione del farmaco e dei dispositivi in Italia sono stati, tra i numerosi temi, quelli affrontati nel corso della nuova edizione della Winter School organizzata da Motore Sanità a Como. Nella tre giorni di confronto, dal 25 al 27 gennaio, sono intervenuti direttori regionali e generali, senatori e deputati, presidenti di enti sia pubblici che privati, rappresentanti di centri di ricerca e dell’Università, oncologi di livello internazionale, associazioni di categoria, aziende del settore farmaceutico e della salute.

Migliorare la prevenzione delle malattie e l’efficienza delle strutture sanitarie, ridurre le disparità tra le prestazioni, definire una politica sanitaria nazionale integrata con le priorità industriali del Paese e semplificare la burocrazia. Queste sono le nuove sfide che dovrà affrontare il Servizio Sanitario Nazionale di fronte allo straordinario progresso tecnologico, alla crescita della domanda di prestazioni sanitarie dei cittadini (che vivono più a lungo rispetto al passato) alla gestione della cronicità (che in Italia interessa il 30 per cento della popolazione) fino ai vincoli e ai limiti delle risorse economiche che hanno un peso sempre maggiore nei processi decisionali.

Quale modello sanitario potrà rispondere al diritto alla salute dei cittadini? I massimi esperti della sanità presenti alla tavola rotonda di Como hanno cercato di rispondere al quesito proponendo modelli di sostenibilità che rispondono a concetti chiave, come semplificazione (a dispetto di una burocratizzazione del sistema salute nel suo complesso), centralismo versus federalismo, con la chiarezza espositiva in cui si delinea non il concetto di più stato versus più regione, ma più stato e più regione chiarendo i rispettivi ruoli e il punto cruciale dell’offerta Lea che deve diventare omogeneo in tutto il paese, e lavoro in rete tra Asl e all’interno delle stesse di cui un buon strumento possono essere i Dipartimenti interaziendali diffusi sul territorio.

La ricomposizione, altra necessaria chiave di volta, è intesa come omogeneizzazione di gestione, programmazione ed integrazione dei servizi e dei professionisti che operano nel campo della cronicità al fine di ottenere un’unica modalità di approccio nei confronti del paziente cronico. Risulta essere determinante nel processo di cambiamento anche la sinergia tra gli attori del sistema, nonché modelli organizzativi che non dimentichino, però, il rapporto paziente-medico e paziente- infermiere, la richiesta di autonomia differenziata e la proposta di una sanità integrativa.

Risulta chiaro che la sostenibilità economica futura del sistema è arrivata ad una svolta, ove o si implementa il finanziamento pubblico, possibilmente a parità di tassazione per evitare di deprimere la debole crescita economica, oppure si cambia il sistema, da sistema a fiscalità diretta ad un sistema misto-pubblico assicurativo, intendendo come tale soprattutto la componente dei fondi integrativi e la mutualità sociale oltre alle assicurazioni private. Il decrescere del finanziamento in rapporto al PIL, che passerà dal 6,7 al 6,3 nel 2020, pone problemi seri di mantenimento funzionale e strutturale del SSN.

 

Altro tema è stato la riconfigurazione della governance aziendale, ove date le attuali dimensioni assunte dalle aziende sanitarie, si ripropone da parte di alcuni la presenza affiancatrice del direttore generale di un consiglio di amministrazione composto da tecnici, sulla cui indipendenza dalla politica pone quesiti di non facile soluzione.

Inoltre se la tecnologia è un potenziale driver di cambiamento (si pensi, ad esempio, alla prospettiva di sviluppo della robotica nella domiciliazione delle cure) e fattore di crescita a crescita vertiginosa sia negli ospedali che nel territorio, resterà fondamentale il ruolo del medico specialista e di famiglia e dei farmacisti sul fronte della cura sul ‘territorio’, della prevenzione e nell’educazione sanitaria, oltre che al compito specifico dei vari attori del sistema.

 

Altro tema di rilievo affrontato è stato quello della legge Gelli-Bianco: se ha ampliato l’ambito di tutela del diritto alla salute ricomprendendovi la sicurezza delle cure, le strutture sanitarie, socio-sanitarie e gli esercenti la professione, proprio per salvaguardare tale diritto, dovranno adottare risorse strutturali, tecnologiche ed organizzative adeguate, tra le quali deve ricomprendersi necessariamente anche il rispetto della normativa sulla privacy.

 

Infine, considerando la necessità di delisting, la rimozione dal prontuario dei farmaci e dei dispositivi obsoleti, anche strumenti digitali innovativi all’interno della sanità hanno un ruolo strategico. Essi servono non solo per portare l’innovazione nel servizio digitale al cittadino aumentando la sicurezza delle cure e ostacolandone la duplicazione inutile ed onerosa (per es. la telemedicina), ma anche per raccogliere le informazioni e supportare i processi decisionali in campo farmaceutico e generale, come prescrivere e somministrare i farmaci in ospedale o impiegare protesi e dispositivi in tempo reale per il cittadino.