Dall’autismo agli effetti collaterali, il medico e ricercatore Roberto Burioni smonta le false notizie sulle punture obbligatorie:

I vaccini causano l’autismo. Non è vero.

L’incidenza di questo disturbo è identica nei bambini vaccinati e in quelli non vaccinati, come dimostrano ampissimi studi effettuati anche su individui che hanno un rischio particolarmente alto di sviluppare questo disturbo, come i fratelli di bambini già autistici. Se il vaccino avesse un ruolo nel causare o nel promuovere l’autismo troveremmo tra i vaccinati una maggiore incidenza, cosa che non accade. Questa osservazione è confermata dal dato indicante che le lesioni cerebrali alla base della malattia sono presenti prima della nascita; infine, recenti ricerche hanno dimostrato che l’autismo è diagnosticabile ben prima delle vaccinazioni.

Insomma, dire che i vaccini causano l’autismo è come dire che la terra è piatta.

I vaccini indeboliscono le difese dei bambini. Non è vero.

I vaccini stimolano e rafforzano nella maniera più naturale il sistema immunitario. Al contrario chi non si vaccina può contrarre il morbillo, che provoca una prolungata e pericolosa soppressione delle difese, tale da aumentare in maniera rilevante la mortalità per altre malattie negli anni che seguono all’infezione.

Dieci vaccini sono troppi e vengono fatti solo in Italia. Non è vero.

I 10 vaccini vengono somministrati sostanzialmente con le stesse tempistiche e con le stesse modalità in tutti i Paesi. La differenza è che altrove le coperture sono alte perché i genitori vaccinano spontaneamente i figli, mentre in Italia sono pericolosamente basse (come dimostrato oggettivamente dai 4400 casi di morbillo) ed è stato necessario correre ai ripari.

I vaccini vengono somministrati troppo presto. Non è vero.

I tempi delle vaccinazioni sono messi a punto sulla base di studi molto ampi in modo da garantire da un lato la massima sicurezza e dall’altro la più alta protezione possibile. Alcuni germi dai quali ci protegge il vaccino esavalente (come la pertosse e l’emofilo di tipo B) sono pericolosissimi nei primi mesi e anni di vita, per cui non bisogna assolutamente ritardare la vaccinazione: senza alcun beneficio si lascerebbe solo la porta aperta all’eventualità di gravi infezioni.

I vaccini hanno gravi effetti collaterali. Non è vero.

I vaccini sono i farmaci più sicuri che abbiamo, l’incidenza di gravi effetti collaterali è minima (meno di un caso su un milione) e hanno un rapporto rischio-beneficio estremamente favorevole nel momento in cui paragoniamo i potenziali danni da vaccino (quasi inesistenti) con le gravissime conseguenze che possono avere le malattie dalle quali la vaccinazione protegge in maniera estremamente efficace.

I vaccini sono un grande affare per le case farmaceutiche: non è vero

Nel 2015 tutti i vaccini in Italia hanno fatturato 318 milioni di euro, pari all’1,4% della spesa farmaceutica. I farmaci contro una sola malattia per la quale non abbiamo il vaccino, l’epatite C, hanno fatturato sei volte tanto. Ogni euro speso in vaccini ne fa risparmiare almeno trenta in cure: il vero affare per le case farmaceutiche sono gli individui non vaccinati e le malattie per le quali non abbiamo il vaccino.

I vaccini sovraccaricano il sistema immunitario: non è vero

Le singole sostanze in grado di stimolare una risposta immune si chiamano antigeni. Gli attuali vaccini ne contengono circa 200. Basta un piccolo graffio sulla pelle per mettere in contatto il sistema immune del bambino con alcuni milioni di antigeni, una puntura di zanzara per esporlo a molte migliaia. È stato calcolato che potremmo vaccinare contemporaneamente in tutta sicurezza un bambino con diecimila vaccini, ma purtroppo ne abbiamo molti di meno.

Chi è vaccinato diventa infettivo: non è vero

La maggior parte dei vaccini è costituita da singoli componenti virali e batterici e pensare che da una miscela di sostanze possa nascere qualcosa in grado di replicarsi e infettare è come temere che nel nostro frigorifero da un dado da cucina possa generarsi un vitello. Altri vaccini (morbillo, rosolia, parotite) contengono virus in grado di replicarsi, ma notevolmente indeboliti e non in grado di infettare altri individui. I vaccinati contro la varicella possono invece trasmettere il virus del vaccino, ma molto raramente. Quanto raramente? Sette casi (senza alcuna conseguenza) in 22 anni.