C’è un forte legame tra la depressione e la nostra vita lavorativa. Tanto che il 25% delle giornate di lavoro perse è legato a questa patologia. E dal 25% al 50% dei depressi manifestano un calo di produttività. Sono gli ultimi dati diffusi dall’Organizzazione mondiale della sanità alla vigilia della Giornata mondiale della salute mentale, che si svolgerà il 10 ottobre.

Si perdono giorni o settimane perché si sta male ma può accadere anche il contrario. C’è chi è disoccupato o precario e per questo motivo rischia di ammalarsi. Diverse ricerche hanno messo in evidenza quanto alcune situazioni negative in fabbrica o in ufficio abbiano un impatto sulla salute mentale. Ad esempio risulta come fenomeni di ‘bullismo’ siano frequenti fra persone depresse e che nel 30% dei casi il bullismo è antecedente alla malattia.

“Sono dati che spaventano – spiega il presidente della Società Italiana di Psichiatria, Bernardo Carpiniello, direttore della Clinica psichiatrica della Azienda ospedaliero-universitaria e professore di psichiatria all’università degli studi di Cagliari – perché il lavoro, che per anni è stato fonte di reddito, di prospettive familiari e di realizzazione di sogni, insomma di felicità, diventa oggi, nelle forme attuali, velocità, reattività, interazione immediata, costante sottoposizione a valutazioni personali, causa di problemi e di patologie mentali. Con costi sociali umani altissimi”.

Il lavoro è collegato al nostro benessere psicologico, anche perché influsice sull’autostima di ogni individuo. Perderlo o non essere soddisfatti di quello che accade in ufficio può avere effetti devastanti. C’è chi non parla più e si chiude. Chi decide di non uscire più di casa. La sensazione è quella di inadeguatezza, insicurezza, solitudine e fragilità. Tanto che qualcuno finisce per ammalarsi.

“Dal 2003 al 2016 abbiamo raccolto dati di 834 pazienti, persone con una media di 45 anni – spiega Ines Giorgi, psicologa, responsabile del Servizio psicologico dell’Irccs Maugeri di Pavia, che si occupa di medicina del lavoro -. In questo campione il 42% aveva patologie ansioso-depressive legate al lavoro. Sono problemi diffusi, spesso legati a una cattiva organizzazione e a rapporti interpersonali difficili. Molte volte un modo di comunicare sbagliato all’interno degli uffici provoca difficoltà fra persone. Incomprensioni che possono fare stare male”. Cosa fare per aiutare questi pazienti? “Bisogna avviare dei percorsi che aiutino la resilienza, la capacità di un individuo di resistere all’evento – aggiunge Giorgi -. Per un lavoratore di 50 anni anche un cambiamento improvviso sul lavoro può creare difficoltà. Bisogna aiutarli ad accettare i cambiamenti e le difficoltà che affrontano”.

I dati internazionali e nazionali ci dicono che i disturbi depressivi e d’ansiasono i più comuni e diffusi disturbi mentali. Si stima che nel mondo, oltre 300 milioni di persone soffrano di depressione, e più di 260 milioni manifestino disturbi d’ansia. In Europa soffrono di depressione circa 40 milioni di cittadini, mentre in Italia sono circa 10 milioni coloro che soffrono di disturbi depressivi e/o ansiosi lungo l’arco della loro vita. La proporzione di italiani che in un anno soffre di sindromi depressive è pari circa il 5% della popolazione adulta, vale a dire più o meno 3 milioni di persone.

“La depressione è, già oggi – spiega Carpiniello – la seconda malattia invalidante al mondo e si stima che nel 2030 sarà sul gradino più alto di questo non invidiabile podio, con altissimi costi sociali e un forte impatto economico. Un recente studio condotto dall’Oms stima che depressione e ansia costino in termini di economia globale circa 1 trilione di dollari ogni anno. La depressione in particolare ha un impatto pesantissimo sulla nostra capacità lavorativa e sulla produttività. Essa è infatti la prima causa di giornate perse fra tutte le patologie, oltre che tra le principali cause di calo della produttività sul lavoro”.

Per affrontare la situazione, la Società italiana di psichiatria ha promosso, un’indagine conoscitiva sulla depressione finalizzata a individuare capire quali possano essere i suggerimenti di indirizzo che il Parlamento può dare al governo in merito a questo tema, ma anche riportare nel dibattito pubblico un problema che interessa moltissime persone, e che viene spesso trascurato.

http://www.repubblica.it/salute/medicina/2017/10/06/news/depressione_perse_il_25_di_giornate_lavorative-177421885/