1 donna su 4 in Italia dopo i 40 anni soffre di osteoporosi e 1 su 3 dopo i 50 anni. Fumano più degli uomini e cercano di mangiare cibi più salutari. Tutti i dati del mondo in “rosa”
Fumano più degli uomini e il dato è chiarissimo: sono 5,7 milioni le fumatrici italiane (dati 2017 Ossfad del Centro Nazionale Dipendenza e Doping dell’Istituto superiore di Sanità), soprattutto nella fascia di età tra i 45 e i 54 e sono in crescita le fumatrici di 55-74 anni, più al nord che al sud, sono molto sedentarie, pari al 47,3% contro il 37,3% dei maschi, ma generalmente, fatta eccezione per il 37,5% che risulta in sovrappeso o obesa (dati Istat 2015), cercano di mangiare cibi più salutari come frutta e verdura e consumano meno alcol (Quaderni del Ministero della Salute n.26, aprile 2016). In media il 31% soffre di ipertensione e il 14% è in una condizione di rischio (Progetto Cuore dell’Istituto Superiore di Sanità http://www.cuore.iss.it/).
Sono queste alcune delle ragioni che portano le donne italiane ad essere più esposte ad alcune malattie, prime fra tutte quelle cardiovascolari, loro killer numero uno, più di qualsiasi altra patologia. Nel nostro Paese, infatti, il 48,4% dei decessi femminili è causato da malattie cardiovascolari, principalmente cerebrovascolari e ischemiche del cuore, mentre il 23,8% da tumori e il 27,8% da altre patologie.
La prima arma per preservare la salute del cuore è la maggiore conoscenza dei fattori di rischio, alcuni dei quali modificabili, e l’applicazione di poche e semplici regole.
L’esperto: «Più attenzione alla salute per prevenire le malattie cardiovascolari».
«A differenza degli uomini, le donne sviluppano patologie cardiovascolari con un ritardo di circa 10 anni, però, laddove si presenta un problema cardiovascolare, la gravità è maggiore – sottolinea il Professor Stefano Carugo, Responsabile scientifico del progetto “Prevenzione Possibile” e direttore di Cardiologia Unità e UCIC, UOC cardiologia dell’Ospedale Santi Paolo e Carlo di Milano -. Le azioni di contrasto più efficaci passano anche attraverso la responsabilizzazione di ciascuna donna rispetto alla possibilità di orientare il proprio comportamento verso un’attenzione alla salute in tutto il corso della vita, anche quando sono giovani e si sentono immuni – continua il professor Carugo -. Sicuramente, le donne sono parzialmente protette fino alla menopausa, ma non bisogna aspettare quella fase della vita per fare prevenzione. È noto, infatti, che la prevenzione primaria per invecchiare senza limitazioni nella quotidianità accompagna tutte le fasi della vita, non solo quella anziana».
Che ruolo ha un’attività fisica costante? «Un’attività fisica costante, ad esempio, incide sulla riduzione della morbilità e mortalità cardiovascolare da danno coronarico, ictus, pressione arteriosa e dislipidemia – continua Stefano Carugo -, la sedentarietà, al contrario, rappresenta un fattore di rischio importante per ipertensione, malattie cardiovascolari e osteoporosi, un’altra malattia a prevalenza femminile che incide in modo negativo sulla qualità di vita».
Sul sito di motoresalute.it l’intervista completa con il Professor Stefano Carugo (guarda la puntata)
L’osteoporosi è una malattia silenziosa da prevenire tempestivamente
L’osteoporosi è definita una malattia silenziosa, lo spiega la dottoressa Giuseppina Resmini, del Board scientifico del progetto e Responsabile del Centro per lo studio dell’osteoporosi e delle malattie metaboliche dell’osso, UO di Ortopedia e Traumatologia – ASST Bergamo Ovest.
«Si definisce così perché, finché non si verifica una frattura da fragilità, può non presentare sintomi specifici -. Una diminuzione di altezza, un ipercifosi dorsale e/o un persistente dolore alla schiena possono indicare la presenza di una frattura vertebrale da compressione. È importante modificare gli stili di vita finalizzati al miglioramento della qualità dell’osso e ad abbassare il rischio di frattura con una dieta equilibrata con un adeguato apporto alimentare quotidiano di calcio e vitamina D, e con una regolare attività fisica moderata. È necessario giocare d’anticipo e con questa iniziativa ci auguriamo di incoraggiare le donne a farlo».
L’importanza del medico di medicina generale nella prevenzione primaria e secondaria
“Il gentil sesso non deve più essere il ‘grande assente’ negli studi dei medici di famiglia – aggiunge Gabriella Levato, medico di medicina generale, Fimmg Lombardia – La prevenzione primaria è tra i compiti principali dei dottori di fiducia. La relazione forte che c’è tra il medico di famiglia e i propri pazienti permette di avere una visione olistica non solo del singolo, ma della famiglia e del contesto in cui vive. Nei nostri studi vediamo il mondo, accogliamo fino a 50 pazienti in media al giorno, con picchi nella stagione dell’influenza, riusciamo a cogliere aspetti legati alle condizioni socio-economiche, ai bisogni assistenziali che ci sono. Soprattutto nelle realtà con personale adeguato, si può fare medicina d’iniziativa sui nostri assistiti, consigliando da subito quando sono in salute, una vita sana e con meno stress. Le donne di solito accompagnano gli uomini dal medico – continua la Dott.ssa Levato – ma pensano meno alla loro salute. E a volte bisogna approfittare di queste occasioni in cui le vediamo per incidere anche su di loro”.
Il ruolo strategico delle ‘farmacie dei servizi’, per una prevenzione a 360°
La tradizionale vocazione della farmacia a fare prevenzione si sta potenziando con lo sviluppo della ‘farmacia dei servizi’. «Credo fortemente nella necessità di diffondere una cultura di prevenzione e di educazione sanitaria, in particolare tra le donne che sono solitamente più attente alla salute dei familiari che alla propria – dichiara Marco Cossolo, Presidente Federfarma -. La ‘farmacia dei servizi’ mette a disposizione numerose autoanalisi, la misurazione della glicemia, del colesterolo e di altri parametri, e permette di fare screening per l’ipertensione e per il diabete, dando al cittadino la possibilità di contrastare l’insorgere di una patologia, con vantaggi per la salute ma anche con risparmi per il servizio sanitario nazionale».