Il prezzo dei farmaci influenza la percezione degli effetti indesiderati. Una ricerca pubblicata su Science sostiene infatti che chi si sottopone a un trattamento a sua insaputa privo di principi attivi ritiene di provare, e prova,  effetti collaterali avversi più gravi se il falso farmaco è percepito come costoso.

Come dire che se costa è più potente, se è più potente funziona di più, nel bene ma anche nel male.  È l’effetto nocebo, l’altra faccia del placebo, ovvero il fenomeno secondo il quale se ci si aspetta che una medicina provochi una reazione negativa (per esempio una maggiore sensibilità al dolore), ebbene quell’effetto verrà avvertito, anche se il farmaco è in realtà poco più che acqua fresca.

Il valore del prezzo. Gli autori, ricercatori dell’università di Amburgo di Cambridge e dell’università del Colorado, hanno reclutato 49 uomini e donne, in parte li hanno trattati con una pomata  contro la dermatite atopica in parte con una inerte, cioè dall’identico aspetto ma priva di principi attivi. A tutti però era stato fatto credere che si trattasse sempre del farmaco vero così come a tutti era stato riferito che la medicina provoca iperalgesia, cioè aumenta la percezione del dolore in seguito a una stimolazione (un effetto collaterale reale del vero farmaco). Ma mentre a una parte del campione  il prodotto è stato presentato come un farmaco generico ad altri come un prodotto di marca e più costoso (differenza  di confezioni, colori, brand….).  La reazione a una stimolazione dolorosa (gli autori hanno scelto uno stimolo termico)  è stata poi valutata con risonanza magnetica funzionale, che, per la prima volta in una ricerca sul nocebo, ha incluso anche lo studio del midollo spinale.

Il potere delle aspettative.  “Lo studio ha dimostrato che il sistema di modulazione che coinvolge diverse aree del cervello superiori (corteccia cerebrale) e midollo è coinvolto nella risposta nocebo e nell’aumento del dolore. Si tratta di una sorta di rete che funziona come un filtro: se ti aspetti più dolore la rete lascia passare più informazioni relative alla percezione del dolore, e tu senti davvero più dolore. Se ti aspetti meno dolore ne lascia passare meno, e ne senti davvero meno” spiega Luana Colloca, professore associato al Department of Pain and Translational Symptom Science della Maryland University  e autore di un articolo di commento e contestualizzazione scientifica e storica dell’effetto nocebo, (sempre su Science, Nocebo effect can make you feel pain). Colloca è una giovane medico italiano da 8 anni negli Stati Uniti, formatasi a Torino  – ci dice – nello stesso istituto che formò Rita Levi Montalcini.

“L’aspettativa – puntualizza Colloca –  ha un potere fortissimo. Alcuni studi dimostrano che è possibile addirittura non percepire l’effetto analgesico degli oppioidi, se ci aspetta che non facciano effetto. Così come, al contrario, le nostre aspettative sono capaci  di farci avvertire più dolore come reazione a una pomata assolutamente inerte”. Ma quali sono le implicazioni di questo fenomeno, del placebo e del nocebo, che poi sono due facce della stessa medaglia? “Se un prodotto viene percepito come di valore, perché costa molto o perché si presenta bene, ci si aspetta che sia più potente. È il caso per esempio dei farmaci generici e di quelli di marca, quindi ci sono ovvie implicazioni di marketing”.

Il problema dei trial clinici. “Ma ci sono anche implicazioni cliniche. Succede spesso che pazienti convolti in trial clinici escano dalle sperimentazioni perché avvertono gli effetti collaterali delle terapie, anche se in realtà hanno assunto solo un placebo. Questo può rallentare la ricerca scientifica”. Una soluzione non potrebbe essere tacere, o almeno glissare, per così dire, sugli effetti collaterali dei farmaci?  “I pazienti devono essere avvertiti dei possibili effetti avversi dei farmaci, nei trial come nella pratica clinica. Ma ritengo – conclude Colloca –  che si potrebbe metterli al correte dei fenomeni nocebo e placebo, dire loro che è possibile, perché è stato  dimostrato, che quello che ci aspettiamo influenza quello che sentiamo che siano effetti terapeutici o collaterali”.

http://www.repubblica.it/salute/ricerca/2017/10/09/news/_effetto_placebo_se_il_farmaco_sembra_piu_costoso_e_piu_potente_-177750189/