Forti, violenti come i crampi. Come quelli mestruali. E talvolta insopportabili, ma che spesso ingannano. In due parole, “dolori femminili”. «Non ce la faccio più dottore, il ciclo non mi dà tregua », è un ritornello che ben conoscono i ginecologi quando una paziente chiede lumi. O, semmai, chiede aiuto perché «è da tanto che proviamo, ma non riesco a rimanere incinta».
Ed è qui che lo specialista deve sfoderare tutta la sua capacità diagnostica. Per interpretare una sintomatologia comune in chi soffre di dismenorrea ma che potrebbe anche essere un’endometriosi. Come può confermare l’ecografia transvaginale. È stato il congresso internazionale Endometriosis 2017 ad accendere i riflettori su questa malattia molto diffusa, che colpisce tra il 6 e il 10% della popolazione femminile mettendo in croce in Italia oltre tre milioni di donne, in Europa circa 14 milioni e nel mondo 150. Diffusa ma poco conosciuta, però.
Il termine endometriosi dà il nome alla malattia perché a essere coinvolto è l’endometrio, il tessuto che riveste la parete interna dell’utero (gli altri due strati sono quello muscolare, il miometrio, e l’esterno, il perimetrio). Ecco, basta che l’endometrio cresca e maturi in una sede anatomica diversa, cioè fuori dell’utero, perché si instauri l’endometriosi. Una dislocazione che più comunemente si registra nelle ovaie, ma che spesso non risparmia l’intestino o anche vescica, vie urinarie e fibre nervose. «Fino a poco tempo fa si facevano tanti esami inutili. Come il clisma opaco, la cistoscopia, la colonscopia – premette Mario Malzoni, direttore di Chirurgia pelvica avanzata ad Avellino e presidente della Società italiana di Endoscopia ginecologica (Segi) mentre oggi il protagonista diagnostico è l’ecografia transvaginale in 2 D o in 3 D, e la stessa Rmn, tranne che in particolari casi, non raggiunge un’analoga elevata accuratezza. Si esegue in fase “dinamica” cioè con la paziente che indirizza lo specialista verso l’area sofferente dove posizionare la sonda ecografica».
La correlazione stretta tra flusso mestruale ed endometriosi è testimoniata dal dolore che compare prima, dopo, e durante il ciclo. Un tormento che affligge anche quelle donne che mai in precedenza avevano lamentato mestruazioni dolorose (dismenorrea secondaria). «Il dolore la fa da padrone – aggiunge lo specialista – al punto da diventare, man mano che la malattia progredisce, più intenso e protratto nel tempo, fino a trasformarsi in cronico e a intensificarsi durante il ciclo».
Ma una malattia sottovalutata si identifica in una minaccia ancor peggiore, la sterilità. Una gravidanza negata che in genere dipende dalle condizioni ambientali ostili ad accogliere e a fecondare l’ovulo. Il trattamento, in prima battuta, è farmacologico, con un ormone progestinico che blocca il flusso mestruale. E se il farmaco fallisce o un organo come l’intestino è infiltrato dalla malattia? «Resta solo la chirurgia mini- invasiva – risponde l’americano Herry Reich, presidente onorario del congresso che nel’89 per primo effettuò un’isterectomia per via laparoscopica – che viene fatta in centri di riferimento specialistici. Grazie a questo protocollo si riesce a eradicare completamente la malattia, in qualsiasi sede anatomica si sia presentata la lesione causata dall’endometriosi».
http://www.repubblica.it/salute/benessere-donna/2017/09/27/news/il_nemico_nascosto_delle_donne-176530779/