Paolo Ascierto WS2018

L’immuno-oncologia è la ‘quarta arma’ contro il cancro che si affianca a quelle ‘classiche’ costituite da chirurgia, chemioterapia e radioterapia. Di che si tratta? Quali risultati sono stati ottenuti nella lotta contro i tumori? Ce ne parla il Professor Paolo Ascierto, direttore dell’Unità di Oncologia Melanoma, Immunoterapia Oncologica e Terapie Innovative dell’Istituto Nazionale Tumori Fondazione ‘G. Pascale’ di Napoli.

 

Ci spieghi Professore Ascierto.

 

Dopo le prime due ‘ondate’ rappresentate dalla chemioterapia e dalle terapie mirate, stiamo assistendo a un vero e proprio ‘tsunami’ nel trattamento del cancro grazie alla progressiva estensione dell’efficacia dell’immuno-oncologia. È la ‘quarta arma’ contro il cancro che si affianca a quelle ‘classiche’ costituite da chirurgia, chemioterapia e radioterapia. Nel 2013 la prestigiosa rivista americana Science collocò l’immuno-oncologia al primo posto della ‘top ten’ delle più importanti scoperte scientifiche dell’anno. Oggi, dopo 5 anni, sono stati raggiunti risultati importantissimi e molte conquiste sono considerate ormai acquisite.

 

Quali sono?

 

Nel melanoma metastatico grazie all’immuno-oncologia il 20% dei pazienti è vivo a 10 anni dalla diagnosi. E sono promettenti i risultati in neoplasie che, finora, in stadio avanzato presentavano scarse opzioni terapeutiche: ad esempio nella vescica quello ottenuto con l’immuno-oncologia è il primo reale progresso negli ultimi 30 anni. E le prospettive si estendono alle neoplasie del polmone, del rene, del fegato, del colon-retto, del distretto testa-collo e del linfoma di Hodgkin. Per molte persone colpite da queste malattie in fase avanzata l’immuno-oncologia ha rappresentato una vera e propria svolta.

 

Quali vantaggi apporta questo approccio?

 

Questo approccio non solo allunga la sopravvivenza a lungo termine cronicizzando in alcuni casi la malattia, ma garantisce anche una buona qualità di vita. Due studi presentati al Congresso della Società europea di Oncologia Medica (ESMO), che si è svolto lo scorso settembre a Madrid, mostrano importanti prospettive. Innanzitutto nivolumab, molecola immuno-oncologica, ha evidenziato una riduzione del rischio di recidiva della malattia del 35% in pazienti con melanoma in stadio IIIB/C o stadio IV dopo resezione chirurgica. È stato dimostrato in questo modo che il trattamento precoce con l’immuno-oncologia nella terapia adiuvante del melanoma (cioè dopo l’intervento proprio per ridurre il rischio di recidiva) può determinare benefici a lungo termine. Un altro studio presentato a Madrid ha confermato dell’efficacia della combinazione di due molecole immuno-oncologiche, nivolumab e ipilimumab. Il 58% dei pazienti trattati con questa combinazione  è vivo a tre anni, si tratta di un dato senza precedenti che rende concreta la possibilità di cronicizzare il melanoma in più della metà dei casi perché sappiamo che dopo 36 mesi le percentuali di sopravvivenza si mantengono stabili nel tempo.