Per il trial IMPROVE-IT – coordinato da Erin Bohuladel Brigham and Women’s Hospital di Boston – sono stati arruolati più di 18mila pazienti che avevano avuto una sindrome coronarica acuta. I pazienti sono stati randomizzati per il trattamento con ezetimibe, 10 mg al giorno, in associazione con simvastatina, 40 mg al giorno, o placebo insieme alla statina, e tenuti sotto controllo per una media di sei anni.


I pazienti sottoposti a terapie a lungo termine per la riduzione dei livelli di lipidi dovevano avere livelli di colesterolo LDL tra i 50 e i 100 mg/dL, prima della randomizzazione; in tutti gli altri, i livelli di LDL dovevano rientrare nel range 50-125 mg/dL. Dai risultati è emerso che il 3,5% dei partecipanti avrebbe subito almeno un ictus, e l’82% dei casi di primo episodio sarebbe stato a causa di ischemia. Per quel che riguardava l’effetto della combinazione tra i due farmaci in studio sul primo episodio di ictus, per qualsiasi causa, ezetimibe e simvastatina insieme avrebbero indotto una riduzione non significativa degli episodi, rispetto alla monoterapia con statina, 4,2% contro 4,8%, attribuibile a una riduzione significativa dell’ictus ischemico, 3,4% contro 4,1% e un aumento non significativo di ictus emorragico, 0,8% contro 0,6%.

Le conclusioni
Valutando nel complesso tutti i casi di ictus, sia il primo che i successivi, la combinazione tra ezetimibe e simvastativa avrebbe ridotto in modo significativo sia l’ictus di qualsiasi tipo, che quello di tipo ischemico, rispetto alla simvastatina da sola. Tra i partecipanti che avevano avuto un ictus prima della randomizzazione e dunque erano a rischio maggiore di recidiva, la combinazione dei due farmaci sarebbe stata associata a una riduzione significativa nel rischio di ictus di qualsiasi causa, 10,2% rispetto a 18,8%, e di ictus ischemico, 8,7% rispetto a 16,3%. “Questo studio rafforza il dato che dimostra che la riduzione di colesterolo attraverso uno dei tanti meccanismi porta a una riduzione degli eventi cardiovascolari in generale e in particolare di ictus”, dice Bohula.

Secondo Robert Rosenson, direttore del dipartimento di disturbi cardiometabolici alla Icahn School of Medicine al Mount Sinai di New York, “la riduzione degli ictus nei pazienti con malattia coronarica è coerente con altri studi di monoterapie con statine e sostiene l’importanza della terapia sistemica per la riduzione dei livelli di colesterolo LDL nella prevenzione di manifestazioni cliniche multiple di malattie vascolari aterosclerotiche”. Ma per l’esperto, ancora più importante sarebbe “il fatto che i bassi livelli di colesterolo LDL non sarebbero stati associati a un aumento di ictus emorragico o altri eventi avversi maggiori”, ha spiegato. “Questi dati suggeriscono di adottare strategia più aggressive per ridurre i livelli di colesterolo LDL anche tra i pazienti trattati con livelli di colesterolo ‘cattivo’ compresi tra 50 e 100 mg/dL”, ha concluso Rosenson.

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