Di fronte all’incontinenza urinaria, una donna su quattro chiede aiuto a un professionista e, di queste, meno della metà riceve un trattamento adeguato. Una review apparsa sul Journal of the American Medical Association ha disegnato un quadro oggettivo di questo «tabù» che coinvolge fino al 25% delle donne, anche in giovane età.
Le cause dell’alta incidenza femminile dell’incontinenza urinaria sono da ricondurre all’anatomia e alle situazioni di rischio che le donne si trovano ad affrontare. Ma a rendere più grave questo disturbo è soprattutto la scarsa conoscenza delle molti opzioni di cura disponibili, che vanno dai semplici cambiamenti nello stile di vita fino alla chirurgia.
L’incontinenza urinaria si suddivide principalmente in due tipi: da sforzo, che si manifesta in conseguenza di improvvisi aumenti della pressione addominale dovuti a sforzi fisici, tosse o starnuti; e da urgenza, quando il bisogno di urinare si presenta in modo forte e impellente. In entrambi i casi lo stile di vita può avere un impatto determinante sull’incidenza del disturbo. Un sostegno importante arriva dalle terapie riabilitative e comportamentali, in cui viene insegnata alle pazienti l’anatomia del sistema urinario e i comportamenti da seguire per mantenerlo ben «allenato».
Alcuni farmaci disponibili in commercio hanno dimostrato la loro efficacia nel contrastare il bisogno impellente e improcrastinabile di urinare, caratteristico dell’incontinenza da urgenza. Nei casi più ostici di incontinenza da sforzo, invece, è possibile ricorrere a trattamenti chirurgici mininvasivi come i dispositivi impiantabili introdotti a livello sub-uretrale, utili a limitare le perdite di urina anche in caso di forti compressioni addominali. Un’alternativa da tenere in considerazione è inoltre la tossina botulinica: lo stesso botox utilizzato in chirurgia estetica.
http://www.lastampa.it/2017/11/21/scienza/benessere/incontinenza-urinaria-femminile-oltrepassata-la-vergogna-si-trovano-i-rimedi-erij3NcvXSm8WkTURBTsMJ/pagina.html