
La patologia cronica ha bisogno di una struttura solida e organizzata per essere gestita al meglio: da una parte deve essere supportata da corrette diagnosi e da un percorso diagnostico terapeutico assistenziale (Pdta) efficace, dall’altra richiede di attivare strutture (pubbliche e private) che, in rete, siano in grado di garantire questo accompagnamento.
Il Medico di Medicina Generale in questa partita di equilibri gioca un ruolo fondamentale e sono già 2.575, pari al 48% del totale, coloro che hanno aderito al modello di presa in carico proposto dalla Regione Lombardia, ai quali si aggiungono 294 gestori, 1.071 erogatori e 402 pediatri di libera scelta, pari al 36% del totale.
Il tema della presa in carico del paziente nel modello lombardo è stato al centro dell’incontro che si è tenuto a Milano, lo scorso 29 novembre, dal titolo “Modello lombardo. La presa in carico del paziente”.
In Regione Lombardia vivono 3,3 milioni di persone affette da patologie croniche, il 10% della popolazione, e assorbono il 70% dell’intera quantità di risorse della sanità lombarda. La Regione prova a costruire un “modello di presa in carico del paziente cronico” che partirà nel 2018, che vede il coinvolgimento di 294 gestori, tra medici di medicina generale e strutture sanitarie e socio sanitarie accreditate e contrattualizzate con il sistema sanitario che si occuperanno di trattare 65 patologie croniche. Il paziente non si dovrà più preoccupare di prenotare i suoi esami e di organizzare la sua salute da solo, ma sarà la struttura che prenoterà gli esami, terrà contatti costanti con lui, verificherà che il percorso farmacologico proceda secondo gli standard, e si terrà sempre in collegamento attraverso i devices della telemedicina e della telesorveglianza. Il privato sarà un driver fondamentale in questo nuovo percorso. Che ruolo avranno i medici di medicina generale?
Negli ultimi anni la loro attività è molto cambiata. Lo ha spiegato Anna Carla Pozzi di Fimmg Lombardia. “I punti nodali restano ancora la relazione diretta e personale con il paziente, fondata sul rapporto di fiducia, e l’alleanza terapeutica. A questi si sono aggiunte nuove esigenze legate ad attività meramente burocratiche e a necessità socio-sanitarie dovute all’aumento dell’età della popolazione e dei pazienti cronici, alla necessità di potenziare la cura sul territorio, all’attenzione sempre maggiore all’aderenza e all’appropriatezza terapeutica e al percorso di cura e alla necessità di fare attenzione alle risorse economiche sempre più ridotte. Da qui l’esigenza di poter effettuare diagnostica di primo livello in telemedicina nello studio del medico di famiglia e telemonitoraggio, ovvero devices specifici messi a domicilio del paziente per il monitoraggio di patologie croniche a rischio”.
“La gestione dei pazienti affetti da patologia cronica vede un sempre maggiore coinvolgimento del medico di medicina generale in più regioni italiane – ha spiegato Gabriella Levato di Fimmg Lombardia -. Tale gestione viene attuata attraverso le stesura di un Piano assistenziale individuale (Pai) il cui monitoraggio risulta di fondamentale importanza per aumentare l’aderenza alla terapia e al percorso complessivo. La piattaforma per la raccolta dei dati, la telemedicina, il teleconsulto, il telemonitoraggio e l’assistenza domiciliare ci permettono di misurare ciò che facciamo e ci permettono di attuare quell’interdisciplinarietà tra i vari professionisti medici e non, utile a raggiungere gli obiettivi di salute prefissati”.
Fiorenzo Corti, Vicesegretario nazionale Fimmg ha parlato della necessità di un centro servizi, un medico di medicina generale, un infermiere e un supporto informatico. “Quello che si vuole attuare è proprio questo, cercando di non creare delle nuove strutture ma facendo funzionare quelle già esistenti. Senza la medicina generale e con lo sviluppo delle cooperative che si struttureranno, l’attività di gestione della cronicità non può esistere”.