Napoli. 14 ottobre 2019 – In Sicilia e Campania più del 40 per cento della popolazione è a rischio povertà, ha cioè un reddito disponibile dopo i trasferimenti sociali inferiore al 60% di quello medio nazionale. Si tratta del livello più alto in Unione Europea. Lo si legge nei dati Eurostat 2018 sul rischio di povertà nelle Regioni che spiegano come il dato sia legato al confronto nazionale e non implichi quindi necessariamente un basso tenore di vita. In Campania la percentuale di coloro che sono a rischio povertà è del 41,4% (era 34,3% nel 2017) mentre in Sicilia è in calo al 40,7%. La situazione migliora in Calabria dove le persone a rischio di povertà sono il 36,4%.
Esaminando il rischio di povertà ed esclusione sociale che tiene conto non solo del reddito disponibile confrontato con la media nazionale ma anche della grave deprivazione materiale e delle famiglie nelle quali è molto bassa l’intensità di lavoro Campania e Sicilia rimangono comunque le regioni europee nelle quali questa percentuale è più elevata. In Campania è a rischio di povertà o esclusione sociale più della metà della popolazione (il 53,6%) con un incremento significativo rispetto al 2017 (era il 46,3%) e il dato peggiore dal 2004, anno di inizio delle serie storiche. In Sicilia il tasso di povertà o esclusione sociale è al 51,6%, in flessione dal 52,1% del 2017. Secondo l’Eurostat mentre migliora complessivamente il risultato italiano (dal 28,9% al 27,3% le persone a rischio di povertà o esclusione nel complesso nel 2018) in Campania la situazione peggiora.
Osservando le persone che vivono in famiglie nelle quali vi è una bassa intensità di lavoro (dove le persone che hanno tra i 18 e i 60 anni, esclusi gli studenti, hanno lavorato meno del 20% del loro potenziale negli ultimi 12 mesi) Campania e Sicilia sono comunque tra le tre peggiori in Europa. Dopo la regione spagnola di Ceuta (34,6%) c’è la Sicilia dove oltre un quarto della popolazione vive in famiglie con bassa intensità di lavoro (il 25,8%, in crescita dal 23,7% del 2017). In Campania è in questa situazione un quinto della popolazione (il 20,9%, in calo rispetto al 23,5% del 2017). In Italia la percentuale nel 2018 è all’11,3%, in calo rispetto all’11,8% del 2017.