Il tema è quello che giace, ormai da anni, sul tavolo di ministeri e sindacati, che agita i giovani medici e che viene riproposto a ogni nuova programmazione. Che fine faranno i camici bianchi da qui a dieci, vent’anni?
L’ultima fotografia – basata sulle iscrizioni Fnomceo – offre una panoramica puntuale dei professionisti in attività (odontoiatri esclusi) e della loro evoluzione nel tempo, da qui al 2037. Poi, il focus si sposta sul piano delle proiezioni (dati Cogeaps): qui si guarda alle specialità che più “perderanno pezzi”. In prima battuta, medici di medicina generale – destinati a ridursi del 50% in dieci anni e poi a passare a un terzo degli attuali, ma anche pediatri e chirurghi. Specialità che seguiranno trend analoghi, anche se meno drastici.
L’analisi. Gli iscritti agli Ordini provinciali sono nel complesso 397.070. Di questi, si è scelto di considerare quanti sono presumibilmente in età lavorativa, selezionando quindi la fascia d’età dai 28 ai 68 anni. Con questa ipotesi di lavoro, gli iscritti attivi diventano (scarsi) 338mila (il 15%, pari a 59mila, sono fuori dai luoghi di lavoro).
La distribuzione per classi di età traccia la gobba demografica: negli anni ’68-75 si sono iscritti a Medicina – e quindi si sono laureati – molti medici, perché non c’erano blocchi all’accesso. Trend continuato fino agli anni ’70 quando, dopo il boom e con il subentrare della fase regolatoria, la curva ha cominciato ad appiattirsi.
La curva demografica (v. grafici) mostra un picco di 16mila unità, con riferimento ai medici nati negli anni Cinquanta (accessi tra il 68 e il 72), mentre dalla metà degli anni Settanta, con l’introduzione del numero chiuso, segue un andamento costante.
Da ciò si deduce che, al netto di piccole variazioni, per tornare a valori diversi occorrerebbe introdurre politiche elastiche. Considerando che se si decidesse oggi di “sfornare” molti più medici, ad esempio raddoppiando gli accessi, i risultati sarebbero tangibili tra una decina d’anni, il tempo necessario a concludere la formazione.
Tra vent’anni tesoretto svanito. Se poi proiettiamo queste dinamiche sui prossimi vent’anni, si osserva che ogni 5 anni i medici che entrano nel mondo del lavoro sono molti di meno di quelli che escono. A vent’anni, la curva si appiattisce. Tra vent’anni, tanti ne nasceranno, tanti ne morranno, in termini di vita professionale. «Con i numeri di cui disponiamo – precisa il segretario della Fnomceo Sergio Bovenga – in 20 anni il tesoretto di medici di cui disponiamo sarà dilapidato. Questo è il quadro: quanti medici poi servano, è faccenda che attiene alla stima dei fabbisogni…». Il top di questa “consunzione” si avrà tra 15 anni, dopodiché negli ultimi 5 anni si consumerà il valore residuo. Pertanto rispetto all’attuale numero di medici, dalla Fnom spiegano che «appare ragionevole stimare che tra 10 anni ci saranno in servizio solamente 4 medici dei 5 in servizio attualmente. Tra 15 anni, ci saranno invece solo 3 medici in servizio su 4 attualmente in servizio».
Le perdite per specialità. Per stimare le perdite per specialità, ci si è basati su stime, elaborate guardando ai medici che frequentano i corsi Ecm, secondo la banca dati Cogeaps. Infatti, il possesso di una singola specialità non necessariamente coincide con l’attività effettivamente svolta. E i dati reali su quanti sono gli specialisti e quanti di loro esercitino quella specialità, ancora oggi non ci sono. Intanto, 298mila camici bianchi fanno formazione Ecm: con uno scarto del 12% rispetto ai medici realmente in attività.
La proiezione su alcune discipline fotografa un solo dato in comune: la crescita modesta degli iscritti, dovuta al fatto che negli ultimi anni le iscrizioni con numero chiuso sono un po’ aumentate. Ma se guardiamo alle singole discipline, vediamo differenze anche significative. Per esempio, a guardare i Mmg, nei prossimi 10 anni si riducono del 50% e addirittura in 20 anni si riducono a un terzo degli attuali. I pediatri nel loro complesso, tra 10 anni si ridurranno del 15%; tra 15 hanno un ulteriore calo e poi si stabilizzano -15% rispetto a ora. I chirurghi in 20 anni caleranno di un quarto; mentre i cardiologi sono quelli che diminuiscono un po’ meno, in linea con i pediatri. Dati utili, se davvero si vuol cominciare a riprogrammare i medici di domani.
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