La riforma lombarda della cronicità si appresta a passare alla seconda fase applicativa: la presa in carico del paziente cronico. Il tema è stato affrontato giovedì 10 maggio nel corso del convegno milanese organizzato da Motore Sanità, dal titolo ‘Modello lombardo 4.0 – dal territorio agli ospedali’. Obiettivo della ristrutturazione in corso è di “migliorare la qualità della vita del paziente cronico (in Regione Lombardia ci sono 3,3 milioni di pazienti cronici) rendendo più appropriate e sostenibili per l’intero sistema sanitario nazionale le sue cure. Sul tema si sono interrogati medici, farmacisti, esponenti politici e pure associazioni di pazienti che erano presenti in sala (oltre 260 partecipanti in tutto).

 

Sul ruolo del medico di medicina generale Davide Lauri, presidente della Cooperativa medici di Milano Centro ha dichiarato: «La riforma del sistema socio sanitario lombardo e le delibere sulla cronicità, pur contenendo alcune criticità, contengono anche diverse opportunità per un rinnovamento e una riqualificazione professionale della medicina generale. Inoltre all’interno dei nuovi scenari di presa in carico la relazione medico di medicina generale e specialista acquisisce nuovi aspetti, ma può e deve essere migliorata e rafforzata».

Stefano Carugo, direttore della cardiologia dell’Unità coronarica Asst Santi Paolo e Carlo ha evidenziato che «migliorare la collaborazione tra ospedale e territorio è prioritario per trattare in modo più appropriato  le patologie cardiovascolari. I pazienti devono essere sempre di più al centro del sistema e l’implementazione di percorsi clinici diagnostici terapeutici devono portare ad una maggiore integrazione dei servizi».

 

Il presidente di Federfarma Varese
 Luigi Zocchi ha messo in evidenza il ruolo della farmacia. «La farmacia da sempre eroga servizi insostituibili a tutti i cittadini con la massima facilità di accesso con il servizio di guardia farmaceutica che garantisce farmacie accessibili 24 ore al giorno e 365 giorni all’anno. Ci candidiamo come erogatori di servizi. Da una analisi delle richieste dei nostri utenti e dei gestori è emersa la necessità di servizi come il monitoraggio dell’aderenza terapeutica e dell’appropriatezza prescrittiva, distribuzione dei farmaci e stampa dei promemoria in farmacia, analisi di prima istanza e servizi di screening, telemedicina in collegamenti con centri specializzati, monitoraggio della pressione sanguigna, saturazione ossigeno e spirometria; altri servizi offerti da molte farmacie sono le preparazioni galeniche, informazione sanitarie, consulenza, consegna a domicilio, noleggi di presidi sanitari, defibrillatori, test su alimenti, acque e intolleranze alimentari. Oltre alle patologie elencate, nell’ambito dell’aderenza terapeutica, intendiamo occuparci anche di pazienti in terapia anticoagulante con i farmaci tradizionali e pazienti affetti da Bpco con difficile uso degli apparati (devices)».

Secondo invece Giuseppe Fornasa, presidente di Federdarma di Mantova «le farmacie territoriali lombarde sono parte integrante dell’architrave su cui si poggia il nuovo progetto di presa in carico dei pazienti cronici in Lombardia e, a maggior ragione, ne fanno parte le farmacie rurali che sono il primo presidio sanitario sul territorio a cui si rivolgono i pazienti per qualunque esigenza di salute. Ruolo fondamentale riconosciuto dalla Dgr 7600/2017 dove è previsto che le farmacie site nell’Ats della Montagna o in realtà territoriali a bassa densità abitativa, caratterizzate da estrema difficoltà di accesso ai servizi legata alle distanze e numero limitato di erogatori di prestazioni specialistiche ambulatoriali, possano assumere funzione di “microerogatori” a favore degli erogatori della rete della presa in carico».

 

Sul ruolo dell’erogatore privato nella presa in carico del paziente cronico è intervenuto Dario Beretta, presidente dell’Associazione italiana ospedalità privata (Aiop) Lombardia. «Con il rinnovo dell’accordo nazionale dei medici di medicina generale si presenta la necessità di adeguare il modello lombardo al mutamento del quadro regolatorio nazionale affidando la funzione di clinical manager esclusivamente al medico di medicina generale o in qualità di gestore, laddove lo stesso aderisca ad una cooperativa, o di co-gestione laddove non sia inserito in una cooperativa. L’articolo 1 del nuovo Acn definisce chiaramente il ruolo del medico di medicina generale come soggetto preposto alla definizione del piano di cura e stipula del patto di cura. Questo rende necessario un rafforzamento delle sinergie tra erogatori pubblici, privati e medici di medicina generale con l’obiettivo di rendere maggiormente efficace ed efficiente la cura dei pazienti cronici».

 

Cosa rappresenta e rappresenterà in questo progetto Lombardia Informatica? Il suo presidente Giorgio Caielli, ha spiegato: «la legge 23 e il nuovo modello di presa in carico del paziente cronico sono già di per sé delle innovazioni. Oggi la diffusione degli strumenti informatici è imponente e gli utenti sono persone che hanno delle richieste di esigenze alla quale dobbiamo dare delle risposte. Regione Lombardia ha una base dati consistente. Sul fronte della presa in carico del paziente, il sistema informatico è suddiviso in due parti, quella centrale e territoriale. E’ stato fatto un lavoro enorme e in tempi rapidi. Abbiamo chiesto l’accreditamento per diventare polo strategico nazionale per poter essere punto di riferimento per la pubblica amministrazione lombarda».

Roberto Soj, direttore generale di Lombardia Informatica ha aggiunto: «Oggi la Regione Lombardia registra due terzi dei fascicoli sanitari elettronici dell’Italia, 30 milioni di referti digitalizzati, 5,7milioni di ricette digitalizzate. Sono numeri importanti che dimostrano che esiste una crescita in funzione della complessità organizzativa che questa riforma comporta. Tutti questi dati saranno fondamentali per l’analisi anche predittiva per arrivare alla medicina personalizzata e prevenzione oltre che per governare i movimenti di scenario futuro».

 

Come è percepita oggi la rivoluzione digitale nel rapporto medico-paziente 4.0 l’ha spiegato Luisa Brogonzoli, coordinatrice del Centro studi della Fondazione The Bridge. «La digital innovation è sempre più presente nella vita dei cittadini, in ogni aspetto della quotidianità e anche nel campo della salute e del benessere è in forte crescita, impattando anche su competenze e governance. Big data, medicina di precisione, internet delle cose, mobile device e app, videoconsulti con gli specialisti. Una recente ricerca ha evidenziato che anche gli italiani hanno grandi aspettative nei confronti della rivoluzione digitale in campo medico. «Il futuro è qui, ma il cambiamento va gestito per tutelare il rapporto medico paziente e un equo accesso alle cureLa tecnologia non va a sostituire il medico, bensì è a suo supporto, l’innovazione digitale può portare benefici e medico, pazienti, care giver e, in seconda battuta a istituzioni e soggetti della sanità integrativa. Affinché ciò avvenga tutti gli stakeholder coinvolti, a partire dalle istituzioni, devono mettersi in gioco».

 

In questo work in progress anche la politica si è confrontata sul tema. Carlo Borghetti, vicepresidente del Consiglio regionale di Regione Lombardia ha dichiarato: «La riforma sanitaria regionale dell’agosto 2015 aveva dichiarato l’obiettivo di rinforzare i servizi territoriali. A distanza di quasi tre anni i fatti ci restituiscono servizi sul territorio indeboliti e in molti casi addirittura soppressi. E’ necessario rilanciare la previsione della Riforma di istituzione di Pot e Press pubblici al più presto, in modo concreto, anche per ridare ossigeno ad un servizio pubblico sempre più in difficoltà in Lombardia».

Così si è espresso Dario Violi, consigliere regionale di Regione Lombardia: «Bisogna superare la centralità dell’ospedalizzazione creando centri territoriali che coinvolgano i medici di medicina generale, infermieri, farmacisti e psicologi preparando un pacchetto completo di servizi anche e soprattutto personalizzati facendo “medicina di territorio” e stando vicini ai bisogni delle persone».

Infine, Emanuele Monti, presidente III commissione Sanità Regione Lombardia ha chiuso i lavori spiegando: «il paziente è colui che deve vivere ed essere orgoglioso della sanità lombarda e la riforma va verso questa direzione. Sul tema della digitalizzazione abbiamo da fare tanto. La rivoluzione digitale è oggi. Il mondo oggi vive la rivoluzione digitale e da qui bisogna partire, da applicativi semplici. Il secondo steep arriverà tra 15 anni con l’avvento reale della telemedicina. Infine, il ruolo della politica non è quello di arrivare dopo ma è di arrivare prima, è di capire le istanze e le urgenze e decidere le giuste energie per progettare il domani e un mondo efficiente».