La strategia del contatto ‘pelle a pelle’ della mamma col suo bimbo può ridurre la morte e le malattie neonatali, ma gli ospedali spesso lottano per mettere in atto questa pratica a causa dei vincoli di tempo, della mancanza di formazione del personale, delle norme culturali e della mancanza di sostegno economico, come si evidenzia in una revisione della letteratura sul tema pubblicata da Health Policy Plan.
“Gli studi hanno evidenziato che la pratica del contatto “pelle a pelle” può ridurre la mortalità del neonato del 40%”, spiega l’autore principale della revisione, Grace Chan del Boston Children’s Hospital in Massachusetts. Le complicanze della nascita pretermine sono la causa principale della morte nei bambini di età inferiore ai 5 anni, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità. I neonati nati prematuri, in particolare, presentano una maggiore suscettibilità alle infezioni, alle complicanze polmonari e all’ipotermia.
“La mortalità infantile a livello mondiale continua ad essere molto significativa – afferma Chan – Anche se la comunità globale ha compiuto progressi, abbiamo molte sfide da combattere nei primi 28 giorni di vita”.
Chan e colleghi hanno analizzato 86 studi sulle pratiche ‘Kangaroo Mother Care’ e ‘skin-to-skin’ che incoraggiano i genitori e i piccoli ad avere il maggior contatto possibile tra le ore e nei giorni successivi alla nascita. Più della metà di questi studi sono stati pubblicati dal 2010 ad oggi.
Il team di ricerca ha trovato sei ragioni principali per cui gli operatori sanitari e le loro strutture lottano per attuare regolarmente queste pratiche cliniche: i costi, il sostegno sociale, il tempo per mettere in piedi e mantenere continuativo il servizio, problemi medici come la salute della madre o del bambino dopo la nascita, l’accesso alla formazione e alle risorse, e difficoltà relative alle norme culturali sulla cura dei neonati o alle norme di sicurezza. Ad esempio, molti addetti ai servizi sanitari non avrebbero la percezione dell’impatto di questo tipo di iniziative, e non riterrebbero la cura dei neonati una priorità elevata sul posto di lavoro. In alcune località, queste metodiche sono state considerate come “alternativa scadenti” rispetto a cure post partum di più alto livello, secondo quanto scrivono i ricercatori.
“Abbiamo scoperto che fare ciò che è naturale sembra funzionare – afferma Chan – I sistemi sanitari tendono a separare i genitori e i neonati inizialmente, ma questo è davvero necessario? Per il bambino non esiste un custode migliore della madre o del padre”.
La mancanza di personale, i costi elevati e la mancanza di formazione nel trattamento del neonato pretermine hanno anche rallentato la formazione delle risorse su queste pratiche, secondo Chan e colleghi. Tuttavia queste pratiche sarebbero veramente poco costose e con enormi benefici per i neonati e anche per i carichi di lavoro del personale sanitario.