Tra il 2009 e il 2013 l’Agenzia europea del farmaco (EMA) ha approvato 48 nuovi farmaci contro il cancro con 68 diverse indicazioni terapeutiche: uno studio pubblicato sul British Medical Journal (BMJ)rileva che per la maggior parte dei farmaci di nuova introduzione vi sono poche prove della loro efficacia sui pazienti.
I ricercatori inglesi e lettoni che hanno condotto la ricerca sono arrivati alla conclusione che alcuni farmaci contro il cancro sono entrati nel mercato europeo “senza riscontri effettivi di una maggiore sopravvivenza o di una migliore qualità della vita”. Per sostenere la loro affermazione hanno esaminato le sperimentazioni cliniche e hanno rilevato che al momento in cui le terapie sono diventate disponibili, per quasi due terzi dei casi non esisteva alcuna evidenza a supporto del fatto che potessero migliorare le condizioni dei pazienti: secondo lo studio i nuovi farmaci avrebbero avuto effetti oggettivamente positivi solamente nel 10% dei casi per cui sono stati usati. Nel 57% dei casi non è stato invece riscontrato alcun vantaggio terapeutico.
Il team ha condotto lo studio a periodi intermedi e, comunque, i risultati paiono scoraggianti: nel 49% dei casi non si è registrato alcun chiaro segno di miglioramento del tasso di sopravvivenza o della qualità della vita e non sono emersi effetti significativi rispetto a trattamenti in atto o a placebo. Solo in rari casi i nuovi farmaci si sono dimostrati realmente efficaci.
A seguito dei risultati, i ricercatori hanno invitato l’EMA a dotarsi di criteri più rigidi prima di concedere l’autorizzazione per nuovi farmaci anticancro. Un effetto non secondario della ricerca è stato il severo editoriale del British Medical Journal, un fatto inusuale, dove vengono denunciate le pressioni esercitate dalle case farmaceutiche e le numerose criticità presenti in tutte le fasi di approvazione di un nuovo farmaco.
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