Quattro italiani su 10 sarebbero pronti a stipulare una polizza sanitaria integrativa individuale per accelerare i tempi d’attesa delle prestazioni diagnostiche e terapeutiche del Sistema sanitario nazionale, oppure per poter accedere a quelle che il Ssn non prevede, come nel caso dell’odontoiatria.
È quanto è emerso dalla ricerca Sgr international presentata oggi a Milano all’interno del convegno “Assicurazione 4.0”, organizzato da Rbm Assicurazione Salute in occasione della quinta edizione dell’Health Insurance Summit.
“Il livello di soddisfazione che il nostro campione ha espresso per quanto riguarda il Ssn è discreto”, ha spiegato Piergiorgio Rossi, managing director Life Cycle. Tra i motivi principali di insoddisfazione, liste d’attesa troppo lunghe per esami e accesso al Pronto soccorso, ticket percepiti come una tassa iniqua, l’elenco sempre più corto dei farmaci rimborsabili e gli orari degli ambulatori dei medici di base.
“Le strategie per bypassare queste difficoltà sono sostanzialmente tre – ha illustrato Rossi – Chi se lo può permettere ricorre a strutture private o alle prestazioni in intramoenia, chi ha patologie croniche cerca di programmare visite e esami con largo anticipo e, infine, chi non ha disponibilità economiche accetta suo malgrado tempistiche più lunghe oppure rinuncia alle cure”.
La situazione è drammatica, ma varia in base al tipo di prestazione e alla collocazione geografica delle strutture. Dal 7° Rapporto Rbm-Censis emerge che per una mammografia si attendono oggi in media 122 giorni (due mesi in più rispetto al 2014) e nel Mezzogiorno l’attesa sale fino a 142 giorni medi. Per una colonscopia l’attesa in media è di 93 giorni (6 in più rispetto al 2014), ma al Centro Italia ce ne vogliono mediamente 109. Per una risonanza magnetica si attendono in media 80 giorni (6 giorni in più rispetto al 2014), ma al Sud ne sono necessari 111. Per risparmiare un giorno di attesa, si spendono in media dai 10 ai 45 euro per prestazione, con una progressiva penalizzazione dei cittadini con redditi più fragili a livello di salute (cronici, anziani e famiglie monoreddito) ed a livello economico (redditi medio-bassi).
Il 46% di chi ha partecipato alla ricerca Sgr teme che il Ssn peggiorerà e il 65% che in futuro non riuscirà a garantire gli attuali livelli di assistenza o lo farà solo in parte. Alla luce di questi numeri, sarebbero 26,5 milioni gli italiani disposti ad acquistare una polizza sanitaria o a aderire a un fondo sanitario integrativo. Stimando un costo annuo della polizza pari alla spesa sanitaria privata procapite attuale di 568,7 euro, queste persone potrebbero movimentare circa 15 miliardi di euro all’anno. Tra le esigenze evidenziate dagli italiani propensi a considerare la sanità integrativa, il rimborso di procedure effettuate in strutture private e la possibilità di estendere la copertura al nucleo familiare.
Durante la giornata sono state illustrate anche le due nuove linee di polizze di Rbm. Prive di “selezione all’ingresso”, permettono a tutti i cittadini di assicurarsi, anche a chi ha sofferto di patologie gravi e agli anziani (la copertura è garantita fino a 90 anni). Addirittura, i malati possono assicurarsi contro la loro malattia. “È una scommessa che facciamo tutti insieme sulla loro guarigione – ha dichiarato Marco Vecchietti, amministratore delegato di Rbm Assicurazione Salute – Con questi prodotti abbattiamo alcuni tabù del mondo assicurativo garantendo una copertura che non è temporanea, ma dura tutta la vita e accompagnando l’assicurato nello sviluppo di una vita sana”. Le nuove polizze Rbm puntano infatti sulla prevenzione e sullo sviluppo di stili di vita che proteggano dal rischio di insorgenza di alcune delle malattie più temute (tumori, patologie cardiovascolari come ictus e ipertensione insieme provocano circa il 60% di eventi fatali in Italia ogni anno).
http://www.quotidianosanita.it/studi-e-analisi/articolo.php?articolo_id=54621