
Oltre 3.000.000 di cittadini italiani vivono nel 2017 dopo una diagnosi di tumore (fonte: Aiom-Artum). Si rendono pertanto necessari, anche in oncologia, nuovi modelli organizzativi che potenzino ciò che da sempre caratterizza la ‘presa in carico’ di un paziente oncologico, ovvero la creazione di percorsi trasversali che superino la frammentazione di percorsi di diagnosi e trattamento, garantiscano continuità nell’accesso alla rete dei servizi e appropriatezza nelle prestazioni. Un tema complesso che si è discusso nell’edizione della Winter School di Como.
Sul passaggio dai Percorsi diagnostici terapeutici assistenziali (PDTA) al Piano assistenza individualizzato (PAI) è intervenuta la Dottoressa Monica Giordano, Direttore della UOC di Oncologia dell’Asst Lariana di Como, azienda che a gennaio di quest’anno ha inaugurato il nuovo Centro Servizi per la presa in carico dei pazienti cronici e fragili nel Poliambulatorio di via Napoleona a Como, frutto della Delibera attuativa della Regione Lombardia.
«Da tempo la gestione del paziente oncologico si fonda sulla inter e multidisciplinarietà e sulla necessità che attorno ai bisogni espressi dal paziente e dalla famiglia trovino una reale integrazione funzionale e operativa molteplici competenze professionali non solo sanitarie ma anche socio-sanitarie – ha spiegato la Dottoressa Giordano -. Da sempre la connessione tra le strutture ospedaliere e le attività territoriali è presente nel viaggio del paziente oncologico, dal follow up alle cure palliative. I Pdta rappresentano “in astratto” tutte le prestazioni necessarie in ogni fase della malattia oncologica per assicurare il percorso di cura. La declinazione “personalizzata” sul singolo individuo è costituita dal Pai, il Piano assistenza individualizzato che, come dice la parola stessa, consentirà al “clinical manager” del paziente di stilare, attingendo dagli esami ritenuti appropriati e necessari dal PDTA, un profilo ritagliato sulle esigenze del singolo paziente. Si tratta di un progetto da sviluppare con attenzione, e non con poche difficoltà, che ruota intorno ad uno strumento clinico-organizzativo, con funzioni di facilitazione e di coordinamento. La nostra Direzione Sanitaria – ha concluso la Dottoressa Monica Giordano – è stata particolarmente veloce ed attenta nell’attuare le modifiche che rendono questo progetto attivo fin da ora come un vero e proprio ‘piano a misura di paziente’».
E’ importante che le novità dei nuovi farmaci siano associate ad una nuova gestione del paziente che deve conferire la metodologia adeguata per garantire la corretta gestione del trattamento stesso. «La nuova gestione deve partire dal concetto della “presa in carico” del paziente – ha spiegato il Professor Pietro Quaglino, Dermatologo della Città della Salute e della Scienza di Torino -. Significa sostanzialmente prendersi cura della persona per l’intero iter clinico e assistenziale da quando mette piede in ospedale, e deve svilupparsi nell’ambito della “interdisciplinarietà” come interazione di più discipline e quindi attraverso riunioni interdisciplinari dei medici e non semplici consulenze in cui il paziente viene inviato dai vari medici».