Intervista con Enrico Coscioni, consigliere del presidente della Regione Campania per la Sanità. Apre i lavori del convegno napoletano del 17 maggio, intitolato “Rete oncologica campana, per valorizzare eccellenza e innovazione”.
La Rete oncologica campana è il tema centrale del convegno intitolato “Rete oncologica campana, per valorizzare eccellenza e innovazione” organizzato da Motore Sanità e in programma il 17 maggio all’Istituto nazionale tumori Irccs Fondazione G. Pascale di Napoli.
Enrico Coscioni, consigliere del presidente della Regione Campania per la Sanità, ci presenta il quadro attuale e i prossimi passi di questa grande rete che la Regione Campania sta implementando nelle sue diverse attività strategiche per curare al meglio i tumori.
A che punto siamo con l’implementazione della Rete Oncologica in Regione Campania?
Da settembre 2016 quando è stato pubblicato il decreto di istituzione della Rete abbiamo fatto grandi passi avanti. Direi che abbiamo bruciato le tappe. Infatti siamo partiti dalla definizione dei percorsi diagnostico terapeutici per le 4 patologie oggetto di screening e siamo arrivati oggi a 13 percorsi che rappresentano il 70 % delle neoplasie in Campania, come definito nel decreto 19 del 5 marzo 2018. Inoltre direi che è cresciuta tra i principali attori del sistema sanitario campano la cultura del lavoro in rete. La partecipazione dei professionisti è convinta e ha consentito di produrre un gran numero di documenti tecnico scientifici che vanno nella direzione della organizzazione e della qualità.
Quali azioni sono state messe in campo per migliorare la cura dei tumori a livello regionale?
Intanto è stato identificato un coordinamento della Rete oncologica che è stato affidato all’Istituto Pascale. Questo coordinamento è stato in grado di promuovere nell’ultimo anno una serie di attività scientifiche e di costituire gruppi di lavoro che stanno producendo un notevole numero di documenti che guideranno la programmazione in oncologia e promuoveranno la qualità dell’assistenza. Cito, a titolo di esempio, documenti che riguardano la refertazione anatomopatologica standard o le modalità standard di somministrazione della radioterapia o delle terapie di supporto per i pazienti durante la difficile fase della chemioterapia. Il “sistema rete” ha oggi identificato dei percorsi volti alla presa in carico “totale” dei pazienti secondo il principio della qualità e della certezza dei temi. Una complessa macchina organizzativa si sta muovendo per mettere in essere velocemente quanto previsto dal decreto.
Uno dei temi fondamentali è assicurare l’innovazione sia diagnostica che terapeutica in oncologia, in primis i farmaci innovativi già presenti nel mercato o di prossima acquisizione anche nel Ssn. In che modo verrà affrontato questo punto?
La capacità di innovazione in sanità in generale, e per l’oncologia in particolare, non deve essere affrontato come una minaccia, bensì come una opportunità. L’opportunità di volta in volta di sostituire procedure via via obsolete con modalità innovative. La nostra capacità deve esser quella di non restare a metà del guado ma, sia nel campo della diagnostica che della terapia, esser pronti a queste nuove sfide acquisendo le risorse, per un verso, da tutto quello che è disponibile a livello di fondi ad hoc, regionali, ministeriali o europei, dall’alto perseguendo politiche di appropriatezza, capaci di trasformare i nostri comportamenti.
A fronte di una migliore funzionalità della Rete Oncologica, crede che si ridurrà la mobilità passiva?
E’ mio parere che la mobilità passiva, nella stragrande maggioranza dei casi, dipenda dalla non certezza della presa in carico dei pazienti nei tempi giusti e nei centri giusti. I gruppi multidisciplinari di patologia che abbiamo creato saranno garanti della qualità nel rispetto dei tempi che sono stati definiti nel decreto. Un sistema informatico, connesso ad una piattaforma elettronica della rete costruita in house dal Pascale, consentirà anche il monitoraggio delle tempistiche e di alcuni indicatori, nonché faciliterà il percorso dei pazienti tra il territorio e gli ospedali specializzati, i Corp/Corpus, e viceversa.
Infine, quali sono i progetti, all’interno della Rete Oncologica, che permetteranno di potenziare lo screening del tumore al seno e del colon retto?
Intanto la Rete sta lavorando sui percorsi che dai processi di screening nelle Asl di residenza porteranno in tempi rapidi alle cure nei centri specializzati. Sembra banale, ma questo percorso non era mai stato organizzato in precedenza. Ci sarà la presa in carico dal momento iniziale dello screening. Inoltre la Regione si è impegnata in una campagna i promozione dello screening che non mancherà di dare presto i suoi frutti.